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Questo sito nasce da un'idea di Achille Piardi, il quale dopo anni di ricerche e dopo aver redatto una prima versione della biografia sulla Famiglia Piardi è alla costante ricerca di nuove informazioni... se anche tu sei un Piardi... continua a navigare tra queste pagine!!!


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 INDICE:  VOLUME I >  VOLUME II  >  VOLUME III > VOLUME IV > VOLUME V > VOLUME VI  



Chiunque fosse interessato all'Opera (Volume I - II) può contattare il Comitato I PIARDI via S. Rocco 19 25060 Pezzaze - Stravignino - Tel. Carla Piardi 030.920388 - oppure via mail: info@piardi.org ed anche carla352@libero.it



  VOLUME III  

 I PIARDI NEL TEMPO - dimore, vita vissuta, costumi portati dai Piardi ed anche devozioni cui siamo stati capaci in più di cinque secoli di vita. 

 4. DEVOZIONI 

 4.7 SAN GIOVANNI NEPOMUCENO (Confraternita di).

Don Angelo Piardi (1806) appartiene e sostiene questa confraternita. A questo organismo hanno aderito i diversi sacerdoti Piardi. Tra questi citiamo Angelo (1806) figlio di Giovanni e di Laora Calabria. (Vedi alla voce Angelo Piardi, Sacerdote - I Piardi - Vol. I)
A Brescia l'Associazione assunse la veste giuridica di Società di Mutuo Soccorso dei Sacerdoti.
S. Giovanni Nepomuceno è martire del XIV secolo.
Il nome di questo Santo si incontra quasi certamente in ogni libro di apologetica, al capitolo sulla confes_giovanni_nepomucenossione.
Giovanni Nepomuceno fu, infatti, martire della confessione, e i cittadini di Praga, nel passare il ponte sulla Moldava, si tolgono, o almeno una volta, si toglievano il cappello, in omaggio al Santo. Da quel ponte, infatti, i sicari del Re Venceslao gettarono, la vigilia dell'Ascensione dell'anno 1383, Giovanni Nepomuceno, reo di non aver voluto rivelare il segreto sacramentale della confessione.
Giovanni si chiamava così perché nato a Nepomuk, in Boemia, nel 1330. Figlio di povera gente, ma intelligentissimo e volenteroso, era stato accolto in un monastero cistercense; aveva studiato a Praga, laurenadosi in teologia.
I suoi successi, come oratore sacro, lo posero in vista e lo portarono alla Corte, come penitenziere ed elemosiniere.
Il Re Venceslao, che poi venne soprannominato "Il fannullone", era uno di quei disgraziati ai quali il potere si era mutato in veleno. Nell'ozio egli coltivava gran numero di vizi. Dissoluto ed immorale, sospettava anche negli altri turpitudini e dissolutezze. Presto la sua malata fantasia non risparmiò neppure la reputazione della regina, Giovanna di Baviera, devotissima penitente di Giovanni.
Il Re giunse a sospettare addirittura una segreta connivenza tra la casta sua sposa e il Santo confessore. Questo insano sospetto prese corpo il giorno in cui l'elemosiniere di Corte ardì levarsi contro di lui.
Durante un pranzo di gala, venne servito un arrosto non perfettamente cotto. Il Re credette di mostrarsi spiritoso e potente ordinando di far arrostire il cuoco. Informato di ciò, il confessore Giovanni Nepomuceno accorse per impedire tale idiota scelleratezza.
Dinnanzi all'atteggiamento fermo e ardito di Giovanni, il Re dovette ritrarre l'ordine, ma covò ancora di più il proprio risentimento contro colui che credeva complice, o perlomeno partecipe di presunti tradimenti da parte della regina sua moglie.
Chiese così, prima in confidenza, poi sempre più insistentemente e infine prepotentemente, che Giovanni gli svelasse i segreti della confessione. Naturalmente la risposta del confessore di Corte fu quella che tutti i sacerdoti cattolici avrebbero dato a chiunque. Il segreto della confessione è assoluto. Non può essere rotto per nessuna ragione. Neanche dietro l'ordine di un Re geloso? Giovanni scosse la testa. Neanche l'ordine di un Re furioso? Giovanni si preparò alla morte.
Si recò a pregare in un celebre santuario della Madonna. Poi, sereno e sicuro della sua buona causa, rientrò in città. Il Re lo fece arrestare. Gli ripetè le insane richieste e le terribili minacce. Giovanni non aveva nulla da rivelare. Scese la notte, il Re ordinò che fosse gettato nella Moldava.
Così l'acqua suggellò la bocca già suggellata dal sacramento.
Si disse che mentre l'acqua della Moldava trascinava il corpo del martire, un fuoco, sceso dal cielo, lo accompagnasse in silenzio. Nel silenzio pieno di luce che fascia il segreto della confessione. (tratto da "Mille Santi del giorno" di Bargellini - ed. Ceschina/Massimo).
Il martire boemo venne canonizzato da Benedetto XIII nel 1729 ed ebbe subito un culto diffuso.
L'ufficio venne concesso a tutto il territorio della Repubblica Veneta nell'anno 1737.
Il culto venne favorito sia perché il Santo venne proposto al clero, come modello, sia per devozione popolare perché invocato contro i pericoli delle acque, dati i particolari della sua morte.
Una diffusa tradizione nel bresciano vuole che specie nei piccoli paesi di montagna dove esisteva un solo sacerdote, venisse invocato anche come protettore del segreto della confessione.
Tuttavia prevalente è l'invocazione come protettore dei porti e contro le alluvioni e inondazioni.
Al Santo venne intitolata, come detto, nel 1735, la società di San Giovanni Nepomuceno per il Mutuo Soccorso del Clero. Al Santo sono state dedicate in provincia di Brescia diverse chiese (Malonno, Visano, Quintilago di Preseglie, ed anche Vesto di Marone assieme al Santo Rocco).
Un altare della chiesa della Pace in Brescia città è a lui dedicato con una pala opera di Pompeo Batoni ora non più esistente; la chiesa di S. Nazaro custodisce una bellissima statua del Santo opera dell'architetto scultore Calegari.
La statua quanto la pala suddette sono frutto della viva devozione del clero bresciano verso il Santo.
Secondo qualcuno data la sua caratteristica taumaturgica anche il ponte delle Crotte sul Mella in passato aveva due statue del Santo.
Altri ponti su torrenti del bresciano, un tempo, erano dotati di statue dedicate al Santo boemo.
Da Memorie storiche della Diocesi di Brescia - Libro VI - anno 1935 - Cap. La società di S. Giovanni Nepomuceno nel secondo centenario della fondazione a firma di Monsignor Paolo Guerrini leggiamo:
"Si compie quest'anno 1935 il secondo centenario della fondazione di un'associazione ecclesiastica che, malgrado le trasformazioni statutarie determinate dai tempi, per le sue benemerenze, per il suo spirito e per la sua storia è sempre cara al clero bresciano: voglio dire la società di San Giovanni Nepomuceno, che diventata più tardi la società di San Carlo Borromeo e di San Giovanni Nepomuceno si chiamò e si chiama ancora, più speditamente e semplicemente, la società di San Carlo, sebbene non abbia più nemmeno questo nome perché fa parte della Mutua del clero lombardo, (…).
Il processo di queste trasformazioni è a tutti noto, ma non sono altrettanto note le origini della prima associazione, di carattere prettamente funerario e religioso, vera corporazione di suffragi e di onoranze funebri secondo lo spirito della disciplina ecclesiastica e le tradizioni remotissime della liturgia cristiana.
La società fondata nel 1735 sotto il titolo e la protezione di San Giovanni Nepomuceno comprendeva soltanto una parte del clero urbano e aveva lo scopo di onorare il funerale degli Associati con un accompagnamento funebre decoroso e di suffragarne le anime con la celebrazione di Sante Messe; inoltre di coltivare lo spirito ecclesiastico, specialmente dei sacerdoti addetti in modo particolare all'esercizio delle Confessioni, con gli esempi e il culto del Santo boemo, che è considerato e onorato come il 'martire della confessione e del sigillo sacramentale'. La società aveva quindi un carattere esclusivamente religioso e altissimi scopi di preghiera e di suffragio cristiano.
Però, come in ogni altra confraternita o corporazione sacra del tempo, non mancavano nemmeno, in seconda linea, gli scopi economici di aiuto finanziario e di soccorso caritativo ai sacerdoti poveri che ne avessero bisogno, fossero associati o no, con intenti di solidarietà fraterna e di cristiana carità. Ma questi scopi economici di previdenza, di mutuo soccorso, di aiuto nelle malattie e nella vecchiaia, che oggi sono estesi a ogni categoria con provvide leggi sociali, vennero assunti in modo particolare da una nuova società del clero bresciano, denominata 'San Carlo Borromeo', ideata e fondata nel 1887 da quella grande e indimenticabile anima di apostolo che fu Monsignor Pietro Capretti (…).
Le due società si fusero in una sola nel 1894 per unanime consenso dei soci e per decreto del Vescovo Giacomo Maria Corna Pellegrini, che anche a questi istituti provvidenziali dell'assistenza spirituale e materiale del suo clero guardò sempre con paterna bontà e con pastorale sollecitudine (…).
Nell'elogio funebre di Monsignor Bongiorni Vescovo ausiliare di Brescia del 1932 sulla vita di Don Capretti si legge: 'per crescere il clero alla previdenza e perché non gli mancasse un pane nelle maggiori necessità della vita, senza bisogno di scendere o salir per l'altrui scale con danno della dignità ecclesiastica e non senza pericolo di compromettere la sacra libertà del ministero' ".
Nell'archivio della società di San Giovanni Nepomuceno resta, prezioso monumento di pietà e di storia, il Liber Mortuorum; disposto in ordine alfabetico dei cognomi ed in ordine cronologico della morte di ogni confratello, esso raccoglie e conserva la memoria di quanti sacerdoti, insigni per dignità o impegno, benemeriti per opere compiute o per larghezza di generosa bontà, modesti e quasi ignorati dagli uomini, ma noti a Dio per eminenti virtù, hanno dato il loro nome alla associazione nepomucena. In questo libro ho trovato, continua Monsignor Paolo Guerrini, molti elementi biografici sicuri, notizie anagrafiche preziose, giudizi sereni di contemporanei, e quindi un notevole contributo ad una specie di dizionario bio-bibliografico del clero bresciano dei secoli XVIII e XIX. (…) Ho segnato ogni nome con un numero progressivo; al 628 si legge: Piardi Angelo di Gussago morto il 15 giugno 1876. (…)
La società di San Giovanni Nepomuceno veniva lentamente ad estinzione quasi per consunzione, essendo mancato specialmente nel giovane clero lo spirito che l'aveva creata e sorretta; ma questo libro necrologico rimane testimonianza viva e perenne che per due secoli essa aveva corrisposto ai suoi scopi, conservando lo spirito dei suoi fondatori. Monsignor Paolo Guerrini - Libro VI - Memorie storiche della Diocesi di Brescia - Anno 1935. (Biblioteca dell'Archivio Vescovile di Brescia con la collaborazione di Monsignor Antonio Masetti Zannini).

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