|  2° Raduno universale 
                    PIARDI in CIZZOLO di 
                    Viadana (Mantova), “tra Oglio e Po”, il 8 Maggio 
                    2005
 
 PROGRAMMA della giornata 
                    qui [formato pdf]. 
 
 PER APPROFONDIRE SU CIZZOLO:
 
 Per Cizzolo (altre notizie) vedi sezione OPERA, 
                    Vol. III, Devozioni - S. Andrea Avellino: http://www.piardi.org/opera/volume3devozioni411.htm 
                   Per ulteriori notizie su CIZZOLO e VIADANA, 
                    sulle sue molte altre frazioni (Ville) e dodici Parrocchie, 
                    vedi di seguito...
 Il PO e le località rivierasche dei PIARDI mantovani 
                    (alcuni sintetici spunti inerenti):
 TORRE D'Oglio e il Ponte di Barche
 S. MATTEO delle Chiaviche, CIZZOLO e CAVALLARA di Viadana
 VILLASTRDA e CORREGGIOVERDE di Dosolo con DOSOLO capoluogo
 POMPONESCO
 VIADANA capoluogo con SALINA.
 
 1. Città di VIADANA
 
 LE ORIGINI. Clicca qui http://www.comune.viadana.mn.it/
 La presenza dell'uomo nelle isole formate dal Po e suoi affluenti, 
                    Adda e Oglio, è stata confermata recentemente dai numerosi 
                    rinvenimenti di reperti attribuiti al Neolitico, databili 
                    intorno al IV millennio a.C. e ora custoditi nel museo dedicato 
                    al suo fondatore, Monsignor Antonio Parazzi. È a questo 
                    viadanese che si deve la scoperta di vari siti archeologici, 
                    sia dell'Età del Bronzo, che del periodo Romano. Il 
                    territorio di Viadana, parte integrante dell'agro cremonese, 
                    conserva ancora molte testimonianze dell'antica centuriazione 
                    romana, come lo stesso orientamento della campagna: 14° 
                    NE/SO. Situato nella diocesi di Cremona e nel comitato di 
                    Brescia, raggiunse l'unità amministrativa nel secolo 
                    XIV.
 I Cavalcabò, consignori del luogo, la cui giurisdizione 
                    era stata conferita dall'imperatore Federico I il 30 luglio 
                    1158, a metà del Trecento emanarono degli statuti che 
                    rimasero in vigore fin agli inizi dell'Ottocento. Nel 1415 
                    a seguito della conquista di Gian Francesco Gonzaga, Viadana 
                    si legò definitivamente a Mantova tranne che per un 
                    breve periodo nel secolo XIX.
 Nel tempo si ebbero anche corrosioni ed alluvioni causate 
                    dal Po e dall'Oglio, che fecero scomparire intere Ville, fino 
                    ad arrivare all'attuale assetto territoriale, di circa 102 
                    Kmq, protetto da possenti arginature anche di recente rafforzate. 
                    I fiumi furono anche vie di comunicazione e di commerci sviluppatesi 
                    specialmente lungo l'asse del Po fino a Venezia, a tal punto 
                    che Viadana fu sede di un Viceammiraglio nominato da Mantova; 
                    non solo: una zona, un tempo di proprietà della famiglia 
                    Del Bon, che nella città lagunare possedeva immobili 
                    e attività commerciali e industriali, porta ancora 
                    il nome di Villa del Veneziano.
 L'8 aprile 1530, Carlo V nell'insignire il Marchese Federico 
                    II del titolo di Duca, concesse che il primogenito maschio 
                    si fregiasse di quello di marchese di Viadana, elevando il 
                    territorio in Marchesato autonomo, distinto dal ducato di 
                    Mantova.
 Appartenendo al ramo principale dei Gonzaga, Viadana non ebbe 
                    zecca, mantenne una certa autonomia economica e per le contrattazioni 
                    aveva una propria valuta, pesi e misure particolari. La dominazione 
                    gonzaghesca terminò il 23 luglio 1708, quando l'Impero 
                    asburgico, dichiarata decaduta la gloriosa famiglia mantovana, 
                    riprese possesso dei suoi feudi.
 Viadana fino al 1580 era stata retta da un Podestà, 
                    designato da Mantova, poi da un Governatore; questi erano 
                    coadiuvati nelle loro funzioni da un Luogotenente, di solito 
                    un viadanese laureato in legge e da un consiglio nominato, 
                    o Uomini di Viadana, composto da 40 membri.
 Il marchesato fu soppresso definitivamente nel 1771 e aggregato 
                    alla Lombardia Austriaca. E a questa il Comune appartenne, 
                    dopo le parentesi francesi, fino alla pace di Villafranca 
                    del 1859 in cui fu assegnato alla Provincia di Cremona. Il 
                    1° luglio 1868 ritornò ad essere mantovano.
 Fra i cimeli della raccolta di sfragistica del Museo Civico 
                    spicca un sigillo d'alta gerarchia dei cavalieri di Altopascio, 
                    raffigurante San Giacomo. Ritrovato in zona, riporta ai pellegrinaggi 
                    medievali e alla probabile presenza di un importante ospitale 
                    in prossimità del Po che doveva essere attraversato 
                    nei due sensi per chi percorreva la strada tedesca. (Testo 
                    di Luigi Cavatorta), licca qui http://www.comune.viadana.mn.it/
   CIZZOLO, panorama con veduta Trancerie, anni '70 sec. XX.
 (foto V. Pelloni - Cartoleria - Mantova. Edizione Calza)
 2. S. GIACOMO MAGGIORE in Cizzolo 
                    di Viadana È l'unica parrocchiale del nostro 
                    Comune a non appartenere alla diocesi di Cremona.Le prime notizie della Chiesa sembrano risalire al 1154 quando 
                    era soggetta alla pieve di Suzzara e al Vescovo di Reggio. 
                    Cizzolo venne a far parte del territorio di Viadana dal 17.12.1306 
                    per permuta di beni col vescovo della città emiliana 
                    che comunque ne conservò la giurisdizione ecclesiastica
 Nel 1803 la chiesa fu rifabbricata ed ampliata ottenendone 
                    una navata considerevole come spazio ed eleganza; buoni sia 
                    gli stucchi che le ancone. La ricostruzione viene ricordata 
                    in una lapide inserita nella parte posteriore dell'altar maggiore: 
                    CON GENEROSA DONAZIONE DI BERNARDINA BOZIO, DEI NIPOTI ANTONIO 
                    E GEROLAMO FRATELLI ALDEGATTI LA SOCIETà DEL SS. SACRAMENTO 
                    IL POPOLO DI CIZZOLO COSTRUIRONO IN QUESTA FORMA IL 23 LUGLIO 
                    1803 LUIGI ALBERIGHI PREPOSTO E VICARIO FORANEO. La facciata 
                    fu eretta nel 1888 dall'ing. Giulio Casali.
  CIZZOLO, Comune di Viadana (Mantova). Chiesa Parrocchiale 
                    dedicata a
 S. Giacomo Maggiore Apostolo. (Foto V. Pelloni - Cartoleria 
                    - Mantova. Edizione Calza)
  Nel 1813 dalla diocesi di Reggio Emilia 
                    fu aggregata a quella di Mantova e nel 1860 col titolo di 
                    prepositura giunse anche l'autonomia dal Vicariato Foraneo 
                    di Suzzara. La torre companaria di Cizzolo fu costruita nel 
                    1913 dall'ing. De Lorenzo, per iniziativa del parroco Don 
                    Bellocchio e finanziata da Mons. Carlo Solci. (Testo di Luigi 
                    Cavatorta), clicca qui http://www.comune.viadana.mn.it/  > Ulteriori notizie sui luoghi e località della 
                    città di VIADANA cliccando http://turismo.comune.viadana.mn.it/
   Cizzolo di Viadana (MN). Chiesa Parrocchiale - interno, scorcio 
                    -
 sotto il titolo di S. Giacomo Maggiore Apostolo.
 (foto anno 1942 - XXI, Libreria vescovile Begnozzi - MN)
  CIZZOLO (MN). Chiesa Parrocchiale, i Santi patroni d'Italia 
                    e della Parrocchia.
 Affresco del pittore Palmiro Nezzoni.
 (Foto anno 1942 - XXI. Libreria vescovile Begnozzi - Mantova)
   CIZZOLO. Il Crocifisso. Affresco del pittore Palmiro Nezzoni.
 (Foto dell'anno 1942 - XXI. Libreria vescovile Andrea Begnozzi 
                    - Mantova)
 3. SALICETO DI FOCE 
                    OGLIO (nella zona del Ponte di Barche di TORRE d'OGLIO).Il salice (Salix alba) è l’albero più 
                    rappresentativo delle nostre rive del fiume dove si insedia 
                    ovunque il terreno sia umido e fertile.
 Dopo il Ponte di Barche di Torre d’Oglio, in riva destra 
                    verso Cizzolo, là dove il Po e l’Oglio si contendono 
                    il letto fluviale, si impone il bosco golenale a salice bianco 
                    più vasto del territorio del Parco, sopravvissuto alla 
                    quasi totale conversione dei terreni alle coltivazioni del 
                    pioppo. Qui si mantiene l’habitat naturale per vari 
                    animali, in particolare uccelli che prediligono gli ambienti 
                    forestali di ripa e che popolano i “sabbioni” 
                    che caratterizzano la foce, tra i quali, non è raro 
                    osservare il cavaliere d’Italia.
 http://www.ogliosud.it 
                    e vedi anche: http://www.turismo.mantova.it
 
  Ponte di barche a TORRE d'OGLIO (Mantova), sul fiume Oglio,
 tra S. Matteo di Viadana e Cesole di Marcaria (MN).
 
  4. POMPONESCO, antica 
                    patria dei Piardi sin dal 1500La storia.
 Il nome, di origine romana, deriva probabilmente dalla famiglia 
                    Pompea; intorno all'anno 1000 fa parte dei possedimenti dei 
                    monaci Benedettini di Leno, dal 1339 entra a far parte dei 
                    possedimenti dei Gonzaga e viene retta da vicari. Nel 1555, 
                    alla morte di Carlo Il Gonzaga che reggeva Bozzolo, S. Martino 
                    e Marcaria, Pomponesco è assegnata al suo ultimogenito 
                    Giulio Cesare, ben deciso ad avere una sua corte che uguagliasse 
                    quella dei fratelli e dei cugini. Il progetto per la creazione 
                    della nuova corte coinvolge l'intero paese che viene riordinato 
                    secondo un ben preciso piano urbanistico: si costruisce così 
                    il castello a pianta esagonale, fulcro di tutto il progetto; 
                    circondato da mura e torrioni è a sua volta il cuore 
                    dell'impianto urbanistico che da quell'area si diparte e crea 
                    il paese come ancor oggi si è mantenuto. Dall'area 
                    centrale, ove oltre alla dimora del signore, sorgevano una 
                    piccola zecca ed edifici di servizio e scuderie, si dipartono, 
                    in simmetria e organizzati in strade parallele, i vari quartieri 
                    (ne furono realizzati solo tre, quello a nord conseguente 
                    al giardino non venne terminato; ora è la via Provinciale). 
                    (...).
 Per continuare: http://www.turismo.mantova.it/
 
 “Qui voglio parlare di Pomponesco. Quando si arriva 
                    in paese parrebbe di essere in un’epoca tutta diversa. 
                    Pochi abitanti, e certe volte alla domenica mattina, in quelle 
                    strade dritte e silenziose, viene l’idea d’essere 
                    in un lontano stanziamento di frontiera” (Gianni Celati, 
                    Verso la foce, Feltrinelli). Il viaggiatore curioso non può 
                    perdersi una così ghiotta occasione: un posto di frontiera 
                    in piena Pianura Padana. (...).
 http://www.comune.pomponesco.mn.it.
 
 La prima, splendida, impressione che Pomponesco fornisce al 
                    visitatore è costituita dalla piazza, nel cui fondo, 
                    all’inizio del secolo XIX, si trovava ancora il Castello 
                    e il Palazzo del principe di Pomponesco e sul cui culmine 
                    si affaccia il Po. Leggiamo insieme come Alberto Cantoni descrive 
                    nel 1906 tutto questo nel libro L’Illustrissimo (Sellerio, 
                    Palermo, 1991).
 << Siamo in quella punta della provincia di Mantova 
                    dove il Po, raccolte dalla opposta riva le torbide acque dell’Enza, 
                    si getta a un tratto verso settentrione, discendendo per ampio 
                    letto fino allo sbocco dell’Oglio. E’ questo, 
                    per così dire, l’ultimo addio che il regal fiume 
                    volge repentinamente alla catena delle Alpi di dove è 
                    uscito, per poi riprendere come l’aquila romana il suo 
                    cammino contro il corso del sole, e così avviarsi difilato 
                    al mare. (...) >>.
 http://www.comune.pomponesco.mn.it.
 Sulla piazza del paese si trova la Chiesa 
                    Arcipretale di S. Felicita e dei S.S. Sette Fratelli Martiri, 
                    fatta ricostruire a partire dal 1339 dal Vescovo di Mantova 
                    Gotifredo. La vecchia chiesa si presume abbattuta contestualmente 
                    alla edificazione di quella attuale, quindi non esistono documenti 
                    che possano attestare ove fosse collocata, anche se la maggior 
                    parte delle chiese primitive sorgevano sulle rovine di tempietti 
                    pagani oppure su aree votive romane. L’interno della chiesa, a tre navate e transetto, è 
                    a croce latina; la navata centrale e il transetto sono a tutto 
                    sesto con cupola centrale affrescata; sulle navate laterali 
                    si aprono tre cappelle quadrangolari che presentano un soffitto 
                    a cassettoni.
 Da ricordare, nella prima cappella di sinistra, entrando, 
                    un grande olio su tela della seconda metà del secolo 
                    XVII, di scuola viadanese, rappresentante una Madonna con 
                    Bambino, S. Francesco, S. Antonio e un angelo musicante.
 L’aspetto attuale della chiesa è dovuto ad alcuni 
                    interventi eseguiti fra il 1829 e il 1831 dall’architetto 
                    Giovan Battista Vergani; nel 1921 è stata eseguita 
                    l’attuale facciata in cemento martellinato su disegno 
                    del sacerdote cremonese Ilemo Cantelli, con grandi archi di 
                    gusto teatrale. Infine nel 1950 è stata innalzata la 
                    torre campanaria da 39 a 49 metri, che risulta sproporzionata 
                    rispetto alle altezze degli altri edifici e della torre campanaria 
                    del municipio.
 COMITATO PER IL RECUPERO DELLA CHIESA ARCIPRETALE DI POMPONESCO
 Di fronte alla Chiesa c’è il 
                    Palazzo della Comunità, di cui sono rimaste pochissime 
                    notizie e parzialmente modificato all’interno. Nel suo 
                    cortile si conservano ancora delle piccole finestre dotate 
                    di inferriate considerate dallo storico locale Giovanni Delfini 
                    (autore assieme a Riccardo Bacchelli di un prezioso volume 
                    dedicato allo scrittore di Pomponesco Alberto Cantoni). Di particolare interesse la vicenda del Castello di Pomponesco.
 Secondo una tradizione storiografica oggi ampiamente superata, 
                    Giulio Cesare Gonzaga avrebbe fatto realizzare il progetto 
                    urbanistico di Pomponesco a Giovan Battista Bertani: il più 
                    conosociuto architetto del Cinquecento a Mantova dopo il sommo 
                    Giulio Romano. Questa ipotesi non è in realtà 
                    suffragata da alcuna fonte, basti pensare che il Bertani muore 
                    nel 1576, mentre Giulio Cesare si trasferisce a Pomponesco 
                    nel 1579. Allo stato attuale delle conoscenze storiografiche 
                    risulta sconosciuto il nome dell’architetto come delle 
                    maestranze che hanno realizzato il progetto.
 Il piano era a reticolato con l’ordinamento romano del 
                    “Cardo Maximus” (vale a dire da nord a sud) per 
                    gli edifici gonzagheschi e le piazze, mentre le vie e le case 
                    degli abitanti erano orientate sul “Decamanus Maximus” 
                    (vale a dire da est a ovest). In base alla nuova planimetria 
                    molte case erano state abbattute tra le continue proteste 
                    della popolazione, che si era rivolta al Duca di Mantova Vincenzo 
                    I con una famosa lettera del 16 ottobre 1584, oggi conservata 
                    presso l’Archivio Gonzaga. I fabbricati consistevano 
                    in un quadrato di terreno di circa 16.000 metri quadrati, 
                    di cui oggi non si vedono che i resti fatiscenti di due scuderie, 
                    circondato da ogni lato da un fossato con l’ingresso 
                    a ponte levatoio di fronte alla attuale piazza ed era munito 
                    di quattro torrioni agli angoli, all’interno vi era 
                    la residenza privata del Principe. Il palazzo principesco 
                    era a pianta esagonale con sei torrioni, al cui interno si 
                    trovavano scale, loggiati e porticati di particolare pregio 
                    e ricchezza. mentre una porta a nord dava accesso ad un vasto 
                    giardino circondato da un alto muro. Vi erano anche abitazioni 
                    per cortigiani, alloggi per i soldati e per la servitù, 
                    scuderie, un teatro, una chiesa col titolo di S. Andrea e, 
                    dal 1583, una zecca dove furono coniate monete oggi assai 
                    rare.
 Un particolare ringraziamento alla Dott. ssa Mara Mori per 
                    il materiale cortesemente fornito.
 http://www.comune.pomponesco.mn.it.
 
  Le prime notizie relative a Pomponesco risalgono 
                    al II secolo d.C. Le testimonianze della presenza di una ricca 
                    e nobile famiglia romana di nome Pompea sono attestate dal 
                    ritrovamento di una lapide e di un sarcofago, ora a Mantova 
                    in Palazzo Ducale. Questo dimostra l’esistenza di una 
                    dimora della famiglia, non certo di un nucleo abitato; anche 
                    se è ragionevole pensare che proprio dalla famiglia 
                    Pompea deriva il toponimo Pomponesco. Sempre della medesima 
                    epoca sono i ritrovamenti disseminati nelle vicinanze del 
                    territorio di Pomponesco (frammenti di terracotte, anfore, 
                    monete…) e attualmente conservati presso il museo “Antonio 
                    Parazzi” di Viadana.  In un documento del 1077 Pomponesco risulta 
                    dominata, insieme a Viadana, dagli Estensi Ugo e Folco, figli 
                    di Alberto Azzo II, confermati nel possesso del territorio 
                    dall’imperatore Enrico IV; per poi passare, nel 1145, 
                    all’Episcopato di Cremona. In quegli anni si moltiplicano 
                    gli interventi riguardanti le arginature del fiume Po e,più 
                    in generale, la difesa dalle inondazioni; fino alla disastrosa 
                    inondazione del 1280, che costringe i comuni di Viadana, Pomponesco 
                    e Dosolo ad approntare la costruzione del cosiddetto “argine 
                    di dietro”.Inizia così l’accavallarsi su Pomponesco delle 
                    dominazioni dei Malaspina, dei Cavalcabò, dei Persico, 
                    dei Bonaccolsi, degli Scaligeri, dei Visconti ed infine dei 
                    Gonzaga. In particolare nel 1399 i territori passano in proprietà 
                    alla famiglia Gonzaga di Mantova, così come le parrocchie 
                    che passano sotto il controllo del Vescovo di Mantova. Sempre 
                    nel 1399 il Vescovo di Mantova Gotifredo comunica a Filippino 
                    Gonzaga l’intenzione di ricostruire, in un luogo più 
                    adatto, la chiesa dei Sette Fratelli Martiri di Pomponesco.
 In quei tempi Pomponesco si presenta come un paese urbanisticamente 
                    disorganico: gli abitanti, dispersi in numerosi casolari, 
                    erano dediti in particolare all’attività agricola, 
                    alle tele e ai cordami di canapa, alla concia delle pelli 
                    e al piccolo artigianato.
 A partire dalla morte del marchese Ludovico Gonzaga, avvenuta 
                    nel 1478, Pomponesco diventa, come le altre terre di oltre 
                    Oglio, appannaggio dei Gonzaga cadetti di Gazzuolo e Bozzolo.
 L’arrivo nel 1579 del Marchese Giulio 
                    Cesare Gonzaga permette a Pomponesco un innegabile salto di 
                    qualità. Nato nel 1552, educato alle fastose corti 
                    di Mantova e Spagna, Principe del Sacro Romano Impero, uomo 
                    del Rinascimento attento alle opere del più famoso 
                    cugino Vespasiano signore di Sabbioneta; vuole trasformare 
                    Pomponesco in una “città ideale”, anche 
                    se la planimetria delle piazze e della residenza del principe 
                    presenta più analogie con le realizzazione urbanistiche 
                    di Gazzuolo e di San Martino dell’Argine. Il progetto 
                    coinvolge l’intero paese che viene sconvolto e riordinato 
                    secondo un preciso disegno urbanistico: attorno al castello, 
                    che diventa la dimora del Principe, si sviluppa, simmetricamente, 
                    la trama delle vie e delle piazze. Il progetto e la realizzazione 
                    urbanistica di Pomponesco, insieme a i servizi e ai denari 
                    offerti all’Imperatore Rodolfo II, valgono a Giulio 
                    Cesare Gonzaga il titolo di conte di Pomponesco e l’elevazione, 
                    conseguente, di questa terra in contea.  Questa stagione feconda, però, non 
                    dura a lungo: nel 1593 il Marchese si trasferisce a Bozzolo 
                    e, lentamente, Pomponesco perde il suo splendore. In quegli 
                    anni la navigazione fluviale era in crisi (tra le cause ricordiamo 
                    l’infittirsi delle barriere doganali e i ripetuti saccheggi 
                    di truppe straniere) e Pomponesco, che si era attrezzata da 
                    tempo per la gestione di questi traffici, ne avverte da subito 
                    le conseguenze. Dopo la dominazione gonzaghesca, che dura 
                    fino al 1708, il territorio di Pomponesco passa sotto il dominio 
                    austricaco fino alla fine delle guerre risorgimentali, se 
                    escludiamo l’intervallo della Repubblica Cisalpina e 
                    del Regno Italico napoleonico. Pomponesco, con le terre del 
                    distretto di Viadana, passa alla provincia di Cremona (visto 
                    che la città di Mantova era rimasta all’Austria), 
                    per poi tornare sotto la giurisdizione di Mantova nel 1866. Tra il 1700 e il 1800 il traffico fluviale e il commercio 
                    delle granaglie favorisce l’insediamento a Pomponesco 
                    di una nutrita comunità ebraica, la cui presenza è 
                    testimoniata dai resti dell’edificio della sinagoga 
                    e dal cimitero, ora chiuso, che accoglie le spoglie della 
                    più importante famiglia ebraica di Pomponesco: la famiglia 
                    Cantoni. Torna a INCONTRI (Programma per Cizzolo 2005) : http://www.piardi.org/incontri/incontri_cizzolo.htm Torna a Home Page "I PIARDI".  Top 
 
 
 Se lo desideri puoi proseguire acquisendo ulteriori notizie 
                    sui luoghi dei PIARDI mantovani:
 OASI RISERVA NATURALE "LA GARZAIA di POMPONESCO"http://www.parks.it/riserva.garz.pomponesco/
 
 La 
                    Provincia di Mantova
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 Bassopiano Mantovano Produzione
 Fondazione Civiltà Bresciana
 ©G.Barozzi e M.VariniMantova (Italia)
 Bassopiano Mantovano tra l'Oglio e il Po 10 Comuni Bozzolo Commessaggio
 Dosolo
 Gazzuolo
 Marcaria
 Pomponesco
 Rivarolo Mantovano
 Sabbioneta
 San Martino dall'Argine
 Viadana
 
 Piazza e Portici Gonzagheschi
    Comune 
                    di Pomponesco Scheda 
                    località da wikipedia 
 Centro del Bassopiano Mantovano sulla sponda sinistra del 
                    Po.
 Abitanti 1.453  Altitudine 23 m. slm  Distanza dal capoluogo (MANTOVA) 41 km.  Economia Pioppicoltura, produzione di cereali, ortaggi, frutta e foraggi; 
                    allevamento bovino e suino; industrie del legno e della carta.
    Nel Bassopiano Mantovano:VIADANA con CIZZOLO e le molte altre località del Comune 
                    distinte in 12 Parrocchie, tra cui S.Giacomo Maggiore Apostolo 
                    nella terra dei PIARDI di CIZZOLO.
 Raduno dei PIARDI 2005 ---------------------------------------------------------------------------------------- Comune 
                    di Dosolo  5. Chiesa di DOSOLO si trova nell'antica golena del Po, 
                    tra Pomponesco e Correggioverde con Cavallara attigua a Cizzolo. 6. Il POIl maggior fiume d’Italia, con 652 km di lunghezza ed 
                    una portata media di oltre 800 mc/sec, nasce in Piemonte dal 
                    Monviso e prima di sfociare nel mar Adriatico interessa con 
                    il suo percorso sinuoso tutta la parte sud della provincia 
                    mantovana. (...).
 https://it.wikipedia.org/wiki/Po
 Le "rotte" del Po a partire dal 204 a.C.- LE INONDAZIONI 
                    DEL «RE DEI FIUMI, ERIDANO» 
                    http://www.mascellaro.info/abes/dmdp/dmdp_02.php
  7. Il Fiume OGLIO e CHIESEI fiumi Oglio e Chiese, affluenti di sinistra del Po, hanno 
                    in comune il termine del loro percorso in territorio mantovano. 
                    Dei due fiumi l’Oglio risulta essere il maggiore per 
                    lunghezza, 280 km, e per portata d’acqua, mediamente 
                    137 mc/sec.
 Nasce in Lombardia ai confini delle province di (...).
 https://it.wikipedia.org/wiki/Oglio
 https://it.wikipedia.org/wiki/Chiese_(fiume)
 
 8. Il Ponte di Barche di Torre d'Oglio
 L’attraversamento del Po o dell’Oglio, anche solo 
                    fino a sessant’anni fa, costituiva per tutti una piccola 
                    avventura, vissuta dai più con un pizzico di trepidazione.
 Qualsiasi fiume rappresentava del resto, per la comunità, 
                    e non solo psicologicamente, una drastica interruzione nel 
                    territorio della pianura
 Un posto fuori dal tempo e dalla storia, con i pioppi che 
                    si riflettono nel fiume e le auto che debbono procedere a 
                    passo d'uomo. Reminescenza di Virgilio: (...). Luciano Ghelfi 
                   Torna a INCONTRI (Programma di Cizzolo 2005): 
                    http://www.piardi.org/incontri/incontri_cizzolo.htm
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